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HI-TECH: futuro ibrido

I produttori di hardware hi-tech, di smartphone, tablet, pc, stanno esaurendo la loro capacità creativa. I device tendono ad assomigliarsi tutti, nelle funzioni come nel design. E allora non rimane che fare una cosa: fondere i prodotti, creando “strani ibridi” da terzo millennio. Cosa ci riserva il futuro? La creatività, propulsore di Apple, “funzione intellettuale” che più di tutte ha spianato alla Mela la strada per il successo, sta morendo. La società di Cupertino fa fatica a rinnovarsi, riproponendo stessi stili, stesso design, stesse caratteristiche. I suoi avversari non sono da meno, anzi. Altrove la creatività latita così tanto che si parla di plagio: la Samsung ha perso un miliardo di dollari proprio perché ha copiato idee (sottoforma di brevetti, ovviamente). Smartphone, tablet, netbook, notebook, ultrabook… Tutto questo mondo è già stato esplorato? Non rimane nulla da inventare? Addetti ai lavori e utenti ormai non ci sperano più. Quindi non rimane nulla da fare: rielaborare, fondere, assemblare. Insomma, partorire ibridi, cancellare i confini tra una regione e l’altra dell’impero hi-tech: è questa la soluzione. Dunque non stupiamoci se lo smartphone diventa più grande e potente (oppure è il tablet che compie il percorso inverso) e nasce il phoneblet, che ha nel Galaxy Note il suo Adamo. Non stupiamoci se ai tablet spunta la tastiera, retaggio di un vecchio mondo dove il monitor più sottile misurava svariati decimetri.

L’innovazione non supera lo scoglio degli anni Duemiladieci e fagocita se stessa, proponendo assemblaggi dal dubbio destino. Il futuro, però, è forse più semplice da intuire. Basta ragionare sui criteri che l’utenza segue nell’atto di acquisto. L’hardware non è la piattaforma principale su cui si giocano le sfide tra i colossi della tecnologia. Forse, più di ogni altra cosa, a muovere il mondo dell’hi-tech è il software e, quindi, le applicazioni. Verso queste dovremmo rivolgere lo sguardo…