Siamo nella fase discendente del Governo tecnico capeggiato dal professor Mario Monti. I partiti politici, che occupano passivamente i banchi del Parlamento in questa congiuntura storica, non hanno ancora deciso in che modo impostare la loro campagna elettorale per le elezioni di primavera. Tra chi crede che un secondo mandato a Monti sia il miglior modo per dare continuità alla ripresa economica e chi, invece, vuol rompere con l’austerità sui conti impostata dal professore, ne approfittano quelle correnti politiche o quei movimenti di stampo populista che indicano una sorta di terza via alla soluzione dei mali dell’Italia.
Il caso del Movimento 5 stelle è il più significativo: un partito mascherato da finto movimento sociale, altamente accentrato nelle mani di un leader dispotico, con tanti simpatizzanti e militanti ma nessun connotato politico facilmente riconoscibile. Un’ ondata populista o qualunquista (riferendosi all’esperienza di Giannini nel 1944) che infiamma le masse contro il governo dei potenti, delle lobby, dei politici dinosauri incollati ai loro scranni e protegge i più deboli e poveri. Nulla di più condivisibile se non fosse lampante la totale assenza di un vero programma politico in grado di spiegare a quelle masse la ricetta per uscire dalla crisi econimico-politica che ci affligge dopo quasi vent’anni di berlusconismo. Nella retorica dei populismi diviene semplice non distinguere più destra e sinistra, perchè risultano uguali. La storia ci insegna che da quando l’opposizione fra destra e sinistra fu inventata, tutti i tentativi di confonderla o addirittura cancellarla, dicendo che era una cosa del passato, hanno coinciso con momenti di debolezza del dibattito democratico.
Le colpe di questa nuova ondata di anti-politica sono comunque da ascrivere ai partiti che dovrebbero governare ma che, proprio per loro negligenza, in questo momento non lo fanno perchè messi da parte da dei tecnici chiamati dal Presidente della Repubblica per uscire da una situazione di stagnazione politica e recessione economica. C’è bisogno di tornare a fare politica, ma quella vera, e non un surrogato che favorisca politiche neoliberiste e capitalismo finanziario sfrenato.