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Ebola, paura da contagio terrorizza l’Europa

MADRID- La stampa spagnola ha da poco diramato la notizia che le condizioni di Maria Teresa Romero, l’infermiera che ha assistito i primi due casi di ebola in Europa, sono precipitate. La morte del primo contagiato negli Stati Uniti aumenta la paura.

Dopo che la situazione si era mantenuta stazionaria grazie alle trasfusioni di sangue, stamane la Romero è stata intubata. La cittadinanza madrilena è terrorizzata dal possibile contagio, causato da un’insufficiente formazione preventiva degli operatori sanitari.

In realtà, il virus, che si diffonde solo per mezzo di punture di animali infetti o, nel caso umano, attraverso lo scambio di fluidi corporei, è isolato nell’ospedale Carlo III di Madrid.

Infatti, il pronto soccorso in cui la donna è stata assistita e la sua casa sono stati disinfettati. Suo marito è stato isolato, così come il suo medico curante e altri 2 infermieri che avevano assistito come lei i 2 missionari infetti. Per maggior sicurezza, il suo cane è stato soppresso per prevenire il contagio animale.

La cittadinanza madrilena, così come il personale sanitario spagnolo, è desolato dall’incuria rispetto all’applicazione del protocollo preventivo e ha ammirato la professionalità dei medici e dei ricercatori italiani che si sono messi a lavoro per elaborare un vaccino.

Riccardo Cortese, biologo molecolare della GlaksoSmithKline, multinazionale farmaceutica che ha rilevato la Okairos, è a capo dell’equipe che sta creando il nuovo vaccino e ha dichiarato che attualmente l’OMS non ha richiesto 10mila dosi immediate. Nei laboratori di Napoli è in corso la fase 1, durante la quale si sintetizza il vaccino. In seguito, la fase 2, relativa alla sperimentazione umana e poi alla produzione, sarà sviluppata nei laboratori di Pomezia. Nel caso in cui il vaccino funzionasse, sarebbe subito brevettato e proposto sul mercato. Intanto, in Italia la situazione Ebola è sotto controllo. Il Ministro della Salute Lorenzin ha dichiarato che l’unico caso possibile presente nel nostro paese, un medico che aveva avuto contatti con un collega ugandese che si è scoperto infetto, è stato isolato immediatamente. Allo stato dei fatti, non sono stati registrati altri possibili casi, anche se si teme in tutto il Mediterraneo che il flusso migratorio dai paesi contagiati sia veicolo di diffusione del virus.

Il problema di fondo è che non solo il personale medico nei paesi focolaio di contagio non sia abbastanza preparato, così come quello europeo e americano, ma che il farmaco attualmente utilizzato per curare l’ebola non funzioni a dovere. Thomas Eric Duncan, il 42enne statunitense curato con il ZMapp, è deceduto dopo i canonici 21 giorni di incubazione e una settimana di ricovero. Per questo motivo si studiano nuovi vaccini e farmaci specifici.

 

 

Fonte foto:http://www.lettera43.it/foto/allarme-ebola-primo-caso-in-senegal_43675139261.htm