Scegliere John McEnroe per inaugurare una collana di libri dedicati ai più grandi campioni della storia del tennis è come toccare il cielo con un dito, ricevere una scossa elettrica e piombare di colpo sul finire degli anni 70. Quando un tennis per la prima volta fisico, troppo meccanico e poco fantasioso – vedi Borg, Connors e Vilas – fu spazzato via da un moccioso newyorkese ribelle che si era messo in testa di ricucire lo strappo con la tradizione del grande tennis. Con questo strafottente personaggio, accarezzare la palla e inventarsi soluzioni pirotecniche, per incantare gli spettatori e lasciarli a bocca aperta, era ancora possibile nell’era del top-spin esasperato e della forza bruta.
MADRE NATURA — Gli ingredienti, SuperMac, li aveva tutti: a partire da quello slice mancino che usciva imprendibile da un servizio anomalo (per preparazione ed esecuzione), incipit di un tennis spumeggiante, vissuto sempre all’arrembaggio; per finire con i giochi acrobatici di volo, creati all’istante dal nulla, come se fossero la cosa più semplice e giusta da fare; passando però anche per millimetriche rasoiate di rovescio che affettavano il campo da una parte all’altra, e improvvisi attacchi di dritto, sempre anticipato e mai banale.
LA STORIA — A differenza degli altri campioni, quando uno dice John McEnroe non pensa ai 7 Slam vinti (3 Wimbledon e 4 US Open) in singolare e ai 9 di doppio, alle 170 settimane trascorse da numero 1 del mondo, ai 77 titoli Atp in singolare e ai 78 in doppio, ai 16 anni consecutivi trascorsi tra i primi 30 del mondo (dal 1977 al 1992), ai 10 anni da top ten e a quel fantastico 1984 in cui chiuse l’anno con 82 vittorie e appena 3 sconfitte. Quando uno pensa a John McEnroe pensa al talento del suo braccio sinistro, alle sfuriate con gli arbitri, a un carattere sempre pronto ad esplodere, al suo modo di essere ribelle. E ancora oggi quando dici McEnroe, a tutti quelli con i capelli brizzolati brillano gli occhi perché nella linea di successione che parte da Rod Laver e finisce con Roger Federer, nel mezzo c’è solo John McEnroe.