Il 2011 sarà ricordato come un anno storico nei libri scolastici delle generazioni future. Il tanto clamore è stato generato dalle cifre record raggiunte dalle vendite di biciclette nello scorso anno, valore tanto alto da superare le vendite di automobili per la prima volta dal dopoguerra: i dati ufficiali raccontano di 1.748.143 automobili acquistate contro il 1.750.000 biciclette. Possibile che gli Italiani all’improvviso si siano scoperti un popolo green attento alla eco-sostenibilità ambientale e alla propria salute? Forse, o forse no. La crisi spinge gli esseri umani italici a ripensarsi in maniera diversa, a rivedere le loro prospettive di mobilità oltre l’automobile, mezzo che oggi costa un occhio della testa e che ci racconta di come il nostro potere d’acquisto stia tornando ai livelli degli anni ’80.
Meno 25,7 per cento, questo è il dato che scotta. A settembre l’Italia ha registrato un altro crollo verticale delle vendite di automobili, cosa che rende benissimo l’idea dell’andamento dei consumi, della mostruosa pressione fiscale e del peso del caro-benzina. Dopo le decise flessioni di agosto (-20,2%) e di luglio (-21,5%), infatti, il mese scorso nel Paese sono stati acquistati meno di 110mila veicoli.
Qualcuno potrà azzardare un pensiero frivolo: Chissà che la classe politica che ci governa non si accorga del cambiamento e reagisca di conseguenza….La storia c’insegna, ahimè, che le rivoluzioni più o meno significative sono sempre partite dal basso, dal popolo (anche le dittature). Il Ministero dell’Ambiente non è dotato di un grande portafoglio e quindi le sue politiche sono deboli, figuriamoci se al centro ci possano essere sgravi o incentivi alla mobilità ad emissioni zero di CO2. D’altronde, se la politica non si interessa di mobilità ciclabile è perché le due ruote ad oggi catalizzano pochi capitali rispetto all’automobile e al suo indotto molto ramificato nel territorio.La politica per il bene del cittadino in questi tempi di crisi viene scavalcata dalla necessità di massimizzare il PIL nazionale e tutte le altre proposte di riforma, tutte le altre urgenze vengono costantemente in secondo piano nel nostro Parlamento composto da quasi mille persone. Chissà quanti di loro vanno in bici a lavorare.