Negli ultimi anni la famiglia ha subito radicali trasformazioni. Non si può dire che non abbia più valore nella società moderna, ma sicuramente il progresso e le sue conseguenze hanno influito enormemente su quel nucleo che sta a fondamento della società. Leggiamo nel dizionario: “ Famiglia nucleo fondamentale della società umana costituito da genitori e figli” Riflettendo su questo possiamo facilmente capire che secondo queste affermazioni possiamo considerare “famiglie” solo un 60% circa della popolazione italiana. Ma poniamoci un problema: le persone sole, i cosiddetti single e le coppie senza figli non sono famiglie? In 20 anni circa ci sono stati moltissimi cambiamenti. L’origine del cambiamento può essere rintracciata nelle famiglie patriarcali: erano famiglie costituite dal capofamiglia, con fratelli e sorelle, figlie, figli relativi mariti e mogli ed eventuali nipoti. Si trattava di famiglie allargate che potevano arrivare sino a sessanta membri ed oltre. In queste famiglie si notano cambiamenti dopo il boom economico degli anni Sessanta quando alcuni membri si trasferiscono in città per cercare di trovare migliori condizioni di lavoro. Il cambiamento radicale delle famiglie si avrà però con il referendum del 1974, cioè con l’istituzione definitiva del divorzio: aumenteranno negli anni seguenti (fenomeno che va oggi intensificandosi) persone single divorziate. Nasce in questo periodo la famiglia ricostituita, vale a dire i divorziati che si sposano di nuovo in Comune o che fanno coppia di fatto. Il divorzio viene condannato già negli anni Settanta dalla Chiesa, e tuttora ai divorziati non è permesso sposarsi due volte secondo il rito cattolico. Ma un’altra delle basi fondamentali del cambiamento è senz’altro la parità dei sessi. Con la sempre maggiore emancipazione delle donne si ha anche una riduzione dei matrimoni e anche una riduzione delle nascite: aumentano i figli unici, 52,5%, diminuiscono i bambini con due o più fratelli, 20,6%. Questi dati mostrano come le famiglie sono composte da pochi membri, con sempre meno figli. Le nascite si riducono perché le donne pensano soprattutto alla carriera, e quando poi decidono di avere un figlio è troppo tardi. La famiglia non è cambiata però solo nella forma è cambiata anche come contenuto: ormai la famiglia non è più un luogo di crescita, ma anche un luogo di vita, nel senso che ormai moltissimi sono i giovani che restano in famiglia anche fino a trent’anni, o per tutta la vita. Questo comporta il disinteresse dei giovani a formare una famiglia loro, anche per questo calano le nascite e i matrimoni, poiché sanno che hanno la sicurezza di una famiglia che li manterrà finché vogliono: concezione totalmente opposta ad una trentina d’anni fa, quando l’ambizione maggiore delle donne e degli uomini era sposarsi ed avere dei figli. Ma la causa di questa scelta è spesso dovuta al fatto che i figli non riescono a trovare un lavoro stabile che dia loro la possibilità di avere un futuro certo per poi abbandonare il “nido” materno. Se confrontiamo la famiglia italiana con quella americana, emerge un’ultima caratteristica del modello italiano. E’ molto comune che i figli vivano con i propri genitori molto più a lungo che negli altri paesi occidentali, spesso fino ai trentacinque/quaranta anni, prima di sposarsi e di iniziare una nuova famiglia, infatti, è normale, per un giovane italiano, continuare a vivere nella stessa casa dei genitori e dipendere economicamente da loro. La parità dei sessi ha portato poi a dei cambiamenti molto pratici: adesso anche gli uomini fanno le faccende domestiche, e le coppie moderne non hanno voglia di rinunciare a nulla. Pretendono la loro libertà, partite a calcetto, serata con gli amici, cena con le compagne di scuola…e si sa uscendo si fanno incontri interessanti…