CILE- Valentina Maureira, una 14enne con una vita stravolta dalla fibrosi cistica, ha pubblicato sul suo profilo Facebook un video-appello per la presidentessa Michelle Bachelet affinché la incontrasse e introducesse una legge che le consenta l’eutanasia. La presidentessa ha incontrato l’adolescente e ha ascoltato la sua storia. Dopo aver perso il fratello di 6 anni e il suo migliore amico per la fibrosi cistica, la ragazza ha avuto un tracollo emotivo dovuto anche al decorso della sua malattia. Durante l’intervista rilasciata alla BBC, la ragazza ha spiegato che non riesce più a sopportare le sofferenze fisiche ed emotive che le provoca la malattia e che l’intervento della presidentessa Bachelet potrebbe modificare l’attuale legge sull’eutanasia, consentendole di sottoporsi all’iniezione che potrebbe farla dormire per sempre. Il portavoce Alvaro Elizalde, dopo l’incontro tra la Bachelet e Valentina ha dichiarato l’appoggio delle autorità sanitarie alla richiesta della ragazza, ma ha chiarito che la legge in vigore in Cile non permette l’intervento del governo in merito a tali questioni. In Italia, la situazione sull’eutanasia attiva e passiva è ancora molto dibattuta, più per questioni religiose che etiche. Rispetto alla fibrosi cistica, le terapie e le cure di medici e infermieri specializzati permettono a molti bambini, adolescenti e adulti di condurre un avita normale, pur soffrendo di questa malattia. Il progetto LI.N.FA (Laboratorio Interattivo sulla Fibrosi Cistica nell’Adolescenza), realizzato da Doxapharma in collaborazione con Abbott e LIFC (Lega Nazionale Fibrosi Cistica), che ha preso in considerazione le indagini di 17 centri, ha rilevato che gli adolescenti colpiti dalla fibrosi, grazie all’aiuto dei genitori, degli amici e del personale medico specializzato, riescono a migliorare la qualità della loro vita. Seguendo le terapie, soprattutto le fisioterapie e praticando costantemente attività fisica, riescono a vivere il presente e a pensare al futuro, compreso l’avere figli. Nel caso della fibrosi, purtroppo il gene malato potrebbe trasmettersi dai genitori ai figli con un altissima probabilità. Alcuni di loro, per risolvere il problema, pensano all’adozione. Eppure, tali strutture hanno bisogno di essere finanziate e il personale medico di essere stabilizzato per aumentare il numero di vite salvate. In un contesto sanitario diverso, magari Valentina avrebbe potuto vivere come questi ragazzi, ma potrebbe darsi che ormai per lei sia troppo tardi. Resta solo da capire se la presidentessa Bachelet riuscirà a dare dignità a questa ragazza, così come a tanti malati cileni che scelgono la “dolce morte”. Fonte foto:http://www.polisblog.it/
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