La procura di Roma sembra avere le idee molto chiare riguardo l’omicidio di Giulio Regeni, avvenuto in Egitto lo scorso 25 gennaio. Gli inquirenti sostengono infatti che il 20enne friulano sia stato vittima di professionisti della tortura e delle sevizie, a causa delle sue attività di ricerca. Dagli esami compiuti sul personal computer del ragazzo non emergono collegamenti con i servizi segreti o contatti con persone equivoche, e non sono presenti elementi che farebbero pensare ad un omicidio legato alla droga, ad una rapina o ad un fatto passionale. L’autopsia non ha riscontrato nessuna traccia di stupefacenti nel corpo della vittima e la Procura afferma con certezza che Regeni conduceva in Egitto una vita ritirata, tranquilla ed era molto legato alla sua fidanzata.
Gli inquirenti hanno comunque fatto richiesta per avere le password degli account social network del ragazzo, in modo da ottenere ulteriori elementi, utili a rendere ancora più chiara la situazione riguardo il suo omicidio.
Fonte: Ansa e Tgcom24