Home Attualità Spending review: Gli studenti fuori corso verranno salassati…

Spending review: Gli studenti fuori corso verranno salassati…

Siamo alle porte del nuovo anno accademico universitario ma per i poveri studenti italiani è già tempo di fare i conti in tasca. La brutta notizia che li accoglierà è l’aumento della tassa universitaria per gli studenti fuori corso: spesso considerati da chi ci governa come dei fannulloni che scaldano la sedia a spese dei genitori, trattati come un unico organismo purulento in cui finiscono anche quei ragazzi che studiano e lavorano proprio per affrancarsi dall’aiuto dei propri cari.

Nel decreto legge detto Spending Review (introdotto per la prima volta dal Governo Prodi ad opera del ministro Padoa-Schioppa nel 2007) spunta dunque un emendamento bipartisan che vorrebbe aumentare e addirittura raddoppiare (“aumenti fino al 100%”) le tasse universitarie degli studenti fuoricorso. La proposta, approvata dalla maggioranza dalla commissione Bilancio del Senato, è dei relatori Gilberto Pichetto Fratin (Pdl) e Paolo Giaretta (Pd). Nello specifico è previsto che gli studenti che non riescono a laurearsi entro i tempi previsti dovranno a pagare fino al doppio delle tasse universitarie se hanno un reddito familiare superiore a 150mila euro. Mentre per redditi tra 90mila e 150mila euro potrà essere al massimo del 50 per cento e sotto i 90mila euro del 25 per cento.

Intervistato sull’argomento, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo va giù duro dicendo che “i fuori corso sono un problema culturale, un costo in termini sociali, e sono frutto di un Paese in cui manca il rispetto dei tempi e delle regole su cui la scuola deve dare un segnale forte.” Agli studenti-lavoratori il ministro risponde:”Facciano una scelta, quella del part-time. Così facendo si creerebbero cittadini migliori in grado di gestire il proprio tempo al meglio”.

Considerando che nel decreto non è determinato effetivamente un limite agli aumenti applicabili dai singoli atenei le cui rette a volte sono vergognose, non è una situazione favorevole per l’istruzione italiana ormai sempre più oggetto di tagli alla spesa insieme alla sanità e ai servizi sociali. Un paese come l’Italia, che già dagli albori della prima Repubblica cerca di restringere gli investimenti in cultura, sanità e servizi, non ha davanti a sè un gran futuro.