Se oramai è dato per certo che non esistono più le “mezze stagioni”, che l’euro ci ha rovinati, e che i giovani non son più quelli di una volta, bisogna ammettere che nella grande enciclopedia dei luoghi comuni deve entrare di diritto anche il fatto che oggi, la prova del nove per constatare se un individuo è maschio o femmina, non è più quella di guardarne i genitali.
Transgender, Trans, Transex, Travestito, Viados (per i brasiliani): tanti nomi per i “femminelli” di ultima generazione. Non c’è data che tenga perché stiamo parlando della natura intrinseca dell’essere umano ma non vi è dubbio che l’impronta sempre più liberale delle società moderne stia rompendo un tabù che ha contribuito a nascondere ciò che per secoli è stato ritenuto infamante e che oggi sembra essere saltato fuori tutto d’un fiato.
E’ grazie alla graduale “apertura dei costumi” dell’attuale periodo storico che si sta facendo strada una forma di primordiale accettazione della transessualità che, sebbene ancora lontana dall’eliminare il persistente alone di rifiuto, ha permesso a questa realtà di emergere fino a prendere la forma di un vero e proprio “fenomeno”: termini come transessuale, gay, che risalgono alla seconda metà del secolo scorso, e per questo relativamente nuovi, sono oggi di uso più che comune. Per fare luce nel modo più giusto, seguendo una linea quanto più scientifica possibile, o comunque sociologica, è doveroso partire dall’etimologia: il prefisso “trans”, di derivazione latina, significa “al di là”. E’ lo stesso che incontriamo in “transatlantico”, “transoceanico”: il transessuale è colui che va al di là del proprio sesso.
Stiamo parlando di una qualcosa che, a differenza di quanto si crede, non esaurisce la sua trattazione nella sfera sessuale. Il transessualismo nasce allorquando non c’è allineamento tra il sesso biologico e l’identità di genere. Nella stragrande parte della popolazione infatti, identità, ruolo di genere e sesso biologioco corrispondono: in questo caso si parla di “cisgender” (al di qua del proprio sesso), giust’appunto l’opposto della transessualità (una donna che ha gli attributi femminili, si sente donna e viene percepita dagli altri come tale).
Siamo molto lontani dal concetto di omosessuale, che, senza voler banalizzare, attiene più all’ambito erotico: il cosiddetto travestito differisce molto dal gay perché nel primo c’è un rifiuto della propria identità natale mentre nel secondo alla preferenza per il proprio stesso genere è associato un migliore rapporto con le proprie fattezze fisiche. Qui il nodo cruciale è il disturbo dell’identità di genere che può arrivare nel caso estremo anche a non avere nessun punto di contatto con l’orientamento sessuale: un “trans”, ad esempio nel passaggio da maschio a femmina, non passa all’altro sesso per relazionarsi meglio con gli uomini. Intraprende questo percorso perché si sente incatenato in un corpo che non riconosce, diventa una donna al grado zero a tal punto che può essere anche lesbica così come un transessuale da femmina a maschio può essere eterosessuale o gay.
Se la comunità scientifica deve ancora risolvere le divergenze interne sul tema, la comunità propriamente intesa si sta interrogando a sua volta da tempo circa il grande quesito: perché gli uomini preferiscono sempre di più i trans? La soluzione potrebbe avere un tono molto meno allarmante di quello con il quale spesso ci si pone questa domanda: la transessualità non ci deve inquietare perché biologicamente potrebbe trattarsi non di una deviazione ma, semmai, di un ritorno alle origini.
Basti ricordare il mito dell’Ermafrodito e constatare che anatomicamente ermafroditi lo siamo un po’ tutti: i maschi hanno le mammelle (che in alcuni casi possono anche ammalarsi) e la loro prostata potrebbe essere considerata come un omologo dell’utero. In fondo nasciamo con ormoni femminili e maschili e, per un certo periodo dello sviluppo embrionale, abbiamo delle gonadi che possono svilupparsi in senso maschile o femminile.
Le risposte di stampo sociologico sono molteplici ma partono tutte da una matrice comune: lo stravolgimento dei ruoli caratteristici dell’odierna società, rispetto al paradigma che ha imperato per millenni, e il conseguente nuovo ruolo della donna. Quello che per anni è stato definito il “sesso debole” sta assumendo connotati che si discostano sempre di più dal canovaccio primitivo legato alla cura per la casa e la prole: tutto ciò, inutile dirlo, con il susseguente smarrimento per il “sesso forte” che doveva procurare il cibo e difendere il territorio. Ed è proprio questa la causa per la quale larga parte della comunità scientifica è convinta del fatto che molti uomini si rivolgono alle prostitute transessuali non per trasgredire ma, al contrario, per rintracciare quella relazione tra opposti che sta alla base della fisica (i poli opposti si attraggono): la ricerca di questa femminilità posseduta fino all’estremo, paradossalmente rintracciata più in chi la padroneggia nell’anima che nel corpo. In questa categoria ci rientra quella robusta parte di “clienti” che vedono nelle lucciole transessuali non solo una fonte di muliebre sessualità ma un porto dove attraccare le proprie ansie: sempre più spesso, infatti, le prestazioni non si limitano all’amplesso ma sforano in vere e proprie confidenze. Ovviamente una realtà così complessa non può risolversi in una risposta onnicomprensiva: è pacifico ammettere che il travestito è anche trasgressione, perversione. La stessa prostituta transgender che mezz’ora prima si è fatta custode di segreti, un giro di lancette più in là diventerà oggetto di desideri ermafroditi a portata di marciapiede. Sarà il mezzo attraverso il quale l’insospettabile uomo d’affari, forte del suo avere tutto ma insoddisfatto nel non trovare nulla da aggiungere ai suoi averi, cerca di superare le colonne d’Ercole con un qualcosa che travalichi i generi e racchiuda il mondo intero: si vuole il contatto con il tutto, dal pene al seno.
Sarà sempre lo stesso travestito, la stessa notte, ad essere assoldato da una persona segretamente omosessuale, magari sposata e con figli, per farsi traghettare attraverso i confini dell’essenza e dell’apparenza: il peccato sodomizzatore prima, l’espiazione di capezzoli e rossetto poi.
(Photo: Kimber James)