Nel 1961, il genetista americano Leonard Hayflick della University of California scoprì che cellule umane in coltura non possono moltiplicarsi più di 50 volte. Dunque, superato da un anno questo limite, l’uomo comincia ad invecchiare. Il famoso limite di Hayflick è stato misurato con il successivo replicometro di Alexey Olovnikov nel 1971.
Cattiva alimentazione, scarso moto, depressione, stress, infezioni batteriche, virali, esposizioni a raggi ultravioletti, onde elettromagnetiche sono i fattori che invecchiano precocemente l’uomo e che non gli consentono di arrivare al limite massimo di 120 anni, teorizzata come la capacità effettiva del corpo umano.
Le parti del corpo che invecchiano prima, a dispetto della cute, sono il cuore e i vasi sanguigni, gli occhi, le orecchie e il cervello. La rigidità delle articolazioni, che compare prima nei casi di scarso moto e alimentazione con basso apporto di calcio, è uno dei primi segni dell’invecchiamento, a cui segue la perdita di altezza, o meglio, l’atrofizzazione o piegamento della colonna vertebrale. Sono circa 3 i cm persi entro i 60 anni.
Soddisfazione del proprio lavoro, della propria famiglia e della propria relazione, una rete di amicizie proficua, ridere, pensare positivo e alimentarsi bene sono le soluzioni per rallentare in tutto e per tutto l’invecchiamento, arrivando ai 60 anni più efficienti che mai.
Alcune persone hanno cominciato a rallentare il processo di invecchiamento assumendo farmaci che inibiscono l’angiotesina, l’ormone dell’invecchiamento. Infatti, l’istituto Mario Negri di Bergamo ha scoperto che disattivando il gene per il recettore dell’ormone angiotesina e attivando i due geni della longevità Nampt e Sirtuina 3, si guadagna il 30% di efficienza e quindi vita in più nei topi.
Presto probabilmente saranno introdotti numerosi medicinali in grado di attivare un meccanismo simile a quello di Benjamin Button, un ritorno alla giovinezza che allungherà la vita fino a 120 anni.
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