Scoprire il giorno del proprio compleanno la causa della propria morte. Non si tratta della sceneggiatura di un’opera di Beckett o di un lungometraggio dei fratelli Coehn, ma è quello che accaduto a Piermario Morosini, il compianto centrocampista del Livorno deceduto lo scorso 14 aprile durante il match di Serie B contro il Pescara. Proprio il 5 luglio, infatti, data in cui lo sfortunato mediano avrebbe compiuto 26 anni, la perizia della magistratura ha stabilito che la causa della morte del giocatore è stata una cardiomiopatia aritmogena, malattia genetica che sarebbe stata rivelata in uno stadio iniziale. Secondo gli esperti è una patologia che colpisce il ventricolo destro e rappresenta in Italia la prima causa di morte improvvisa dei giovani, soprattutto quelli impegnati in attività fisiche. Un decesso che sembrava cosi’ straordinario, con quel suo arrancare sull’erba, come nemmeno il più cinico dei registi di un Grande Fratello mediatico avrebbe potuto immaginare, eppure così drammaticamente normale, quando occasionalmente leggiamo di ragazzini che periscono durante sfide di calcetto tra amici. Pare quindi accertato che un semplice defribillatore a bordo coampo e un ecocardiogramma più approfondito avrebbero potuto rilevare la fatale malformazione. Una storia tanto straordinaria, quanto normale. Le responsabilità andranno tuttavia accertate fino in fondo per capire se il “Moro” quelle 26 candeline avrebbe potuto spegnerle. Regaliamogli almeno giustizia.