Nel 2013 le donne vittime di femminicidio sono state circa 129. Inseguite, umiliate, violentate, torturate, uccise, le donne sono sempre più vittime della brutalità umana. Nel 48% dei casi l’autore dell’omicidio è il marito, nel 23% l’ex e nel 12% il convivente; mentre negli altri casi si tratta di un persecutore o di una violenza occasionale. In media si tratta di uomini dai 35 ai 55 anni, con un diploma e un lavoro. I motivi gesto disumano sono la gelosia e la volontà di possesso in primis, a cui seguono la volontà di porre fine al rapporto e i problemi psicologici patologici. Il luogo in cui si verifica è il tetto coniugale, la casa di uno dei partner o di uno degli ex, solitamente quello della vittima.
L’indagine di Intervita Onlus, intitolata “Quanto costa il silenzio?”ha evidenziato che i femminicidi comportano una spesa pubblica pari a 17 miliardi di euro. Le voci finanziate sono spese sanitarie, farmaci, consulenza psicologica, ordine pubblico, legali, giudiziari, servizi sociali comunali e sostegno ai centri antiviolenza. Con la recezione della Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta alla violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, il governo italiano ha aggravato le ipotesi e le pene per atti persecutori e femminicidi. Tuttavia, ciò per cui è stato richiamato lo Stato nel corso dello scorso anno è stata la poca prevenzione. Con gli ultimi dati registrati, si teme la riconferma dei 129 femminicidi registrati lo scorso anno, se non addirittura un numero maggiore. Campagne pubblicitarie, maggiore denuncia di tali atti da parte dei giornali hanno evidenziato la presenza del fenomeno e la necessità di un’educazione antiviolenza da introdurre nei programmi scolastici.