VERONA- Laura, una venticinquenne di Nogara, lo scorso aprile venne aggredita in pub- discoteca dal suo fidanzato, un commercialista di 42 anni. Le inferse 15 coltellate, di cui la maggior parte alla testa e alle spalle. Una la mancò alla carotide per pochi millimetri.
L’aggressione fu il gesto estremo di uno stalking assiduo e reiterato nel tempo. La ragazza, dopo averlo lasciato perché la faceva seguire e l’accusava di continuo di tradimento, era stata molestata verbalmente via messaggio fino a pochi attimi prima dell’aggressione.
Salvata dai medici dopo 10 ore di intervento e dopo aver perso molto sangue, Laura è stata protetta dalle forze armate durante il periodo precedente il processo. Il suo aggressore è stato condannato ai domiciliari a casa dei genitori, che abitano vicino alla donna, poiché secondo l’incidente probatorio, nessuna delle 15 coltellate “sarebbe stata mortale”.
Dunque, per essere condannato alla reclusione, non doveva trattarsi di “tentato omicidio”, ma di un assassinio. La legge 38/2009 stabilisce la condanna dai 6 mesi ai 4 anni di reclusione per molestie reiterate, che possono essere aumentati se è presente un legame affettivo tra vittima e stalker. Quindi, secondo la legge, i domiciliari non sarebbero abbastanza per il solo reato di stalking. A questo, si dovrebbe sommare la pena per tentato omicidio o per aggressione, ma la sentenza del giudice di primo grado, non ha decretato così. Oggi Laura ha paura che l’ex compagno possa violare i domiciliari o che alla fine di questi possa aggredirla di nuovo e fatalmente.
Il Consiglio Superiore della Magistratura, nel suo rapporto annuale ha dichiarato che su 400 ricorsi presentati nel 2014 per responsabilità civile dei magistrati, solo 7 sono stati riconosciuti come tali e hanno portato a una revisione della sentenza. Il problema fondamentale in fatto di giustizia in Italia è commisurare realmente i fatti e rapportarli alle pene, tenendo conto dell’impatto psicologico del fatto e della sentenza sulla vittima. Come possono 15 coltellate non essere un tentativo di omicidio? Come si possono accettare i domiciliari a pochi chilometri di distanza dalla vittima? Piccoli accorgimenti potrebbero salvare delle vite e non destabilizzare un senso di sicurezza che l’italiano medio non sente più perché considera lo Stato e la giustizia assenti.
Fonte foto:http://www.ilgiornaledivicenza.it/stories/Home/878841_il_caso_sotto_scorta_dopo_le_coltellate_dallex/