Sempre più spesso sentiamo di uomini e donne che decidono di rifarsi il volto per assomigliare ai loro idoli. Siano persone reali, come nel caso della mamma americana che si rifece il volto per assomigliare ad Angelina Jolie, o siano miti di infanzia, come nel caso dei due modelli che sono diventati i Ken e la Barbie in carne e ossa, i soggetti da imitare sono tantissimi e rispecchiano un’insoddisfazione evidente.
Il diniego del proprio essere, del proprio “fenomeno” rappresenta una causa di sofferenza costante per i giovani e i meno giovani. Molti casi di plastica facciale totale, dimostrano che il senso di insoddisfazione per il proprio volto, più che per il proprio corpo, è coltivato dalla pubertà e continua fino alle estreme conseguenze nell’età adulta. A volte, il lavorare nel mondo della moda o dello spettacolo seducono alcuni soggetti che diventare uguali al proprio idolo può farli lavorare di più, farli affermare e raggiungere la piena e completa realizzazione di se stessi.
Ciò può essere vero in certi casi, ma non in tutti. Infatti, mantenere intatto il proprio volto comporta uno stress costante dovuto all’ansia di restare perfetti nel tempo. Creme, trucchi, interventi di mantenimento sono al centro dei pensieri e delle preoccupazioni dei “bambolotti”odierni.
Non è meglio lavorare per accettare il proprio corpo così com’è, magari allenandosi e facendosi ascoltare da uno psicologo, piuttosto che lasciarsi divorare dalla paura dell’imperfezione?
Fonte foto: http://www.clandestinoweb.com/number-news/145161-barbie-e-ken-viventi-si-incontrano-ma-il-primo-appuntamento-e-un-disastro-foto/