ROMA- Il 17 Aprile gli Italiani voteranno per decidere se i permessi per estrarre idrocarburi in mare entro 20 km da terra debbano durare fino all’esaurimento del giacimento o fino al termine della concessione.
Ben 9 consigli regionali hanno depositato le firme per indire il referendum. Se il quorum dovesse decidere per il si, le piattaforme attualmente in mare a meno di 20 km dalla costa verranno smantellate a termine della concessione senza poter estrarre il petrolio ancora presente in fondo all’oceano o estrarre ulteriore gas. Originariamente il referendum avrebbe concesso alle Regioni i diritti di sfruttamento di queste risorse, ma il decreto Sblocca Italia ha ridimensionato la proposta. Secondo le stime di Greenpeace, le trivelle marittime a meno di 20 km dalla costa portano a una percentuale di petrolio e di gas di mescolarsi alla flora e fauna. Presso le coste italiane sarebbero 92 su 135 piattaforme entro questa distanza e se il referendum passasse l’ultima piattaforma sarebbe chiusa entro il 2034 nelle acque di Gela, in Sicilia. A perderci maggiormente sarebbe l’Eni che è azionista della maggior parte delle trivelle e ciò comporterebbe un aumento delle importazioni di gas e petrolio da paesi quali libia ed Egitto che attualmente estraggono nel Mediterraneo.