Home Attualità UE senza testa. Quanto costa la mancanza di una governance

UE senza testa. Quanto costa la mancanza di una governance

L’Unione consiste attualmente in una zona di libero mercato caratterizzata, tra l’altro, da una moneta unica, l’Euro, regolamentata dalla Banca centrale europea e attualmente adottata da 17 dei 27 stati membri; essa presenta inoltre una unione doganale nata già con il trattato di Roma del 1957 fra i paesi aderenti agli accordi di Schengen, che garantiscono ai loro cittadini libertà di movimento, lavoro e investimento all’interno degli stati membri. Forse non tutti sanno che già nel trattato del 1957 era prevista una unione politica all’interno della UE, evento ancora inespresso. La cause di questa mancanza potrebbe essere molte ma forse sono gli stessi Stati membri ad auspicare che ciò avvenga il più tardi possibile, temendo la perdita di sovranità sul proprio territorio. L’UE, dunque, è come se fosse un enorme Stato nazionale, con politiche agricole, economiche e sociali comuni di grande potenziale, ma senza un Governo legittimo. Un corpo senza testa.

Tutti sappiamo che a Strasburgo c’è il Parlamento europeo, organo di grande importanza che però non dispone di un vero potere legislativo: emana Direttive, Regolamenti, Decisioni per l’intera Comunità però non sono vere leggi, ed hanno bisogno di essere ratificati dagli ordinamenti interni di ogni singola nazione. Tutto ciò non porta altro che a continui ritardi nell’allineamento delle politiche comunitarie, non senza appositi sabotaggi. Ovviamente la nostra sciagurata Italia è stata molte volte sorda a tali pseudo-leggi.

Dopo la pioggia esce sempre il sereno. Se guardiamo alla crisi economica che dal 2008 flagella i mercati, capiamo che tutte le correzioni messe in campo dagli esperti difettano allo stesso modo nella non convergenza verso l’unione politica. Gli effetti di questa mancanza sono evidenti: che si parli di politica estera (interventi militari durante Primavera Araba), o di questioni interne (Eurobond, salvataggio banche) o che si cerchi di pianificare investimenti per il rilancio di comparti come l’agricoltura e le infrastrutture comunitarie (la TAV è esempio principe), ecco che si genera un vespaio di proposte dei vari attori politici che convergono sempre a fatica verso una scelta condivisa tra gli Stati. Lo spauracchio dei miliardi di euro bruciati dai mercati finanziari però sta dando un contributo significativo in questa direzione: anche i leader europei si stanno accorgendo che l’unione è inevitabile, che la mancanza di una governance è deleteria. E’ notizia di questi giorni che la cancelliera tedesca Angela Merkel ha affermato in maniera intransigente che gli eurobond, i tanto decantati strumenti finanziari per controllare i debiti pubblici nazionali, nasceranno solo con la progressiva cessione di sovranità nazionale al Parlamento europeo. Verso l’unione politica immaginata nel lontano 1957.